La stipsi, un problema irrisolvibile?

Che cos’è la stipsi?

La stipsi o stitichezza da rallentato transito consiste in un transito più lento delle feci attraverso il colon; viene comunemente definita come una difficoltosa o infrequente evacuazione con sensazione di incompleto svuotamento intestinale.

Quali sono le cause della stipsi?

La stipsi può essere causata da un’alimentazione con uno scarso apporto di fibre e di liquidi, da alterazioni delle pareti interne del colon e da cause motorie che possono coinvolgere parzialmente o totalmente il colon.
La conseguenza è la fatica a defecare e la sensazione, dopo l’evacuazione, di non essere riusciti a svuotarsi completamente.
La stipsi può essere causata anche dalla presenza di altre patologie o dall’uso di particolari farmaci.
Ad esempio, il morbo di Parkinson provoca stipsi, in primo luogo, perché causa un rallentamento all’interno del colon, poi perché influisce sulla struttura dello sfintere, procurandone un rilassamento.
Anche alcune tipologie di farmaci possono indurre stipsi come gli antidepressivi e gli oppioidi.


Quali sono i sintomi della stitichezza?

Quando si è soggetti a stipsi le evacuazioni diminuiscono e le feci tendono a indurirsi diminuendo la loro dimensione. Lo stomaco si gonfia e si avverte un dolore diffuso a livello addominale.
Accanto a dolori, gonfiori e quanto sopra descritto, la stitichezza può indurre la sensazione di “bocca amara”, la presenza costante di mal di testa e una sensazione diffusa di malessere e nausea frequente.


Come può essere individuata questa problematica?

La stipsi viene identificata attraverso la defecografia, un esame radiologico utilizzato nei casi sospetti o conclamati di stipsi ostruita. È un esame indolore che produce lastre che vengono lette dallo specialista colon-proctologo.

Come si può curare la stitichezza?

La stitichezza si cura prima di tutto intervenendo sull’alimentazione, focalizzandoci su una dieta che prevede un maggior consumo di fibre e liquidi e con la prescrizione di farmaci lassativi emollienti/lubrificanti.

Esistono in commercio integratori alimentari a base di Inulina o Psillio che possono aiutare a risolvere questo fastidioso problema.

Che cos’è l’Inulina?

L’inulina è un carboidrato non digeribile dagli enzimi prodotti dall’organismo umano, presente in numerosi alimenti di origine vegetale come i tuberi (topinambur e scorzanera), nel pregiato tartufo bianco, nella pianta agave e tarassaco, nella verdura, in particolare nella cipolla, l’aglio, gli asparagi, il porro, il pomodoro ed i carciofi e nei frutti come le banane. E naturalmente presente anche nei cereali come frumento, segale e orzo. 

A cosa serve l’Inulina?

Arrivando all’interno dell’intestino senza essere digerita, essa viene utilizzata dai batteri della flora intestinale che la fermentano per ricavarne nutrimento. Tramite questo meccanismo d’azione, l’inulina favorisce la crescita di batteri intestinali buoni; l’inulina crea una buona funzionalità intestinale e riduce. il rischio di ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia e iperglicemia;

Che cos’è lo Psillio e perché si usa?

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Lo psillio (Plantago psyllium) è una pianta erbacea annuale che predilige terreni semisabbiosi. È diffusa nella regione del Mediterraneo e nel Medio Oriente. Se ne utilizzano i semi essiccati; essi presentano un rivestimento ricco di mucillagini appartenenti alla categoria delle fibre idrosolubili. Questi, assorbono una gran quantità di acqua dal lume intestinale formando un gel che aumenta il volume delle feci e ne riduce la consistenza, stimolando così i movimenti intestinali e facilitando l'evacuazione. Lo psillio normalizza il transito intestinale, quindi, è utilizzato per ammorbidire le feci in caso di emorroidi e ragadi anali, ma soprattutto in caso di stipsi.